Villa Bella Kiss

La dimora rimase vuota per un bel po’ di tempo; si porta addietro la tragica storia di un assassinio cruento e spietato.

Posizione

La villa si trova al confine con la regione dell’Île-de-France e della Val-d’Oise, in un bellissimo villaggio di campagna.

 

Storia

Nel 1907 un certo signor “F” costruì questa bellissima villa in pietra. Per renderla più robusta, raddoppiò il tetto di sughero (una cosa rivoluzionaria all’epoca) e rinominò la villa con il nome del corsetto che fece la sua fortuna.

Gli ultimi occupanti (una famiglia di gioiellieri armeni) hanno lasciato il posto per problemi di eredità. Non si ha nessuna informazione sulla loro data di partenza.

Leggenda – Storia dell’orrore

Altre fonti riportano una storia differente. Raccontano di una certa famiglia Bonneville che abbandonò la tenuta per via di un tragico evento.

La storia dell’orrore inizia con una Camille, una ragazzina Parigina di 18 anni, e Damien, un giovane ragazzo di Marsiglia. Si erano conosciuti su Facebook, e per mesi avevano continuato a messaggiarsi. Un giorno decisero di darsi appuntamento a Marsiglia. Ragione per cui Camillle ordinò un Bla Bla Car, e l’indomani era già in partenza. I genitori la salutarono, chiedendole di tenerli aggiornati siccome era la prima volta che la figlia era in viaggio da sola.

Christophe, l’autista, arrivò puntuale, e Camille entrò in macchina. Dopo un centinaio di chilometri la ragazza si addormentò, e qui fu l’inizio dell’orrore.

L’uomo cominciò ad eccitarsi alla vista della ragazza iniziando a masturbarsi, sfiorando con le sue mani i capelli della giovane. Camille aprì gli occhi, e ancora prima che potesse lanciare un grido Christophe fracassò la sua testa sul finestrino.

La macchina si fermò e Christophe scese. Camille era in lacrime, tremava, e cercò di tirare fuori il cellulare dalla tasca per chiamare i suoi genitori. L’uomo aprì la porta, trascinò la ragazza a terra e la mise nel bagagliaio. In questa azione, il cellulare cadde e rimase in strada. La macchina si rimise in moto. Christophe alzò il volume della radio per coprire le richieste di aiuto di Camille.

Il viaggio fu interminabile. Camille non sapeva dove stava andando, non sapeva cosa le sarebbe successo, con il timore che sarebbe morta da un momento all’altro. Nel cuore della notte, l’auto entrò in una piccola strada forestale. Una strada malmessa, piena di buche. Nel bagagliaio Camille piano piano perdeva la speranza.

Dopo dieci minuti, la macchina si fermò davanti a una casetta di legno, isolata, lontana da tutto e da tutti. Christophe scese dall’auto per prendere qualcosa. Pochi minuti dopo tornò trascinando una lunga catena di metallo. Camille era nel panico, pensava intensamente ai suoi genitori, ai suoi amici e al suo amante che non l’aveva ancora incontrata. Il baule si aprì, e l’uomo illuminò la ragazza spaventata con la sua torcia elettrica e le avvolse al collo la catena di metallo, per poi strattonarla violentemente fuori dalla macchina. Camille scoprì, illuminata dal chiarore della luna, la casa in mezzo alla foresta. L’uomo la portò in una nicchia, dove era posizionata una cuccia per cani, e la legò qui lasciandola piangere. Christopher entrò in casa per dormire. Camille urlò con tutte le sue forze, ma capì che era inutile considerando la sua posizione. A Marsiglia Damien continuava a chiamare Camille più e più volte, senza successo.

All’alba del giorno dopo, Camille aveva passato la sua prima notte fuori. Christophe uscì di casa e si avvicinò a lei con una ciotola d’acqua e delle crocchette. Le disse con calma che questa era la sua nuova casa e che doveva essere molto gentile e rispettosa. Lei gli chiese di lasciarla andare ma lui rifiutò, dicendole che era il suo nuovo padrone e che lei era il suo cane. Camille gli urlò contro e gli diede del pazzo e del malato di mente. Di rimanda l’uomo calciò violentemente le scodelle e si gettò su Camille, strappandole i vestiti e violentandola selvaggiamente. A Parigi, i genitori della ragazza, non avendo notizie della figlia decisero di chiamare Damien. Quest’ultimo non poteva rassicurarli, lungi da ciò, raccontando che lei non era mai arrivata a Marsiglia. Subito i genitori si recarono in gendarmeria per dichiarare la scomparsa della figlia, ma il caso non fu preso in considerazione dalla polizia perché la ragazza era maggiorenne e aveva il “diritto” di sparire ovunque volesse senza dare alcuna notizia. La gendarmeria pensò che fosse una volgare fuggiasca. I genitori allibiti cominciarono a pubblicare avvisi di scomparsa sui social network. I giorni passavano e Christophe giocava con i nervi di Camille. Le infondeva regole sempre più degradanti di sottomissione. Da quel momento in poi, la costrinse ad abbaiare per chiedere del cibo. La sua nuova vita non era altro che essere legata a una cuccia, essere picchiata e violentata ogni giorno.

Venti giorni passarono, e la gendarmeria non aveva ancora tenuto conto della sua scomparsa. I suoi genitori, soli ad indagare, fecero più volte la tratta Parigi-Marsiglia per cercare la figlia. Hanno interrogato tutti gli ospedali locali per verificare se avevano ritrovato un corpo non identificato. I mesi passarono, e Camille rimase incinta di questo mostro: l’orrore aveva appena superato un’altra fase. Da sola, nel suo dolore, ha visto nascere il bambino.

Una mattina, le contrazioni si fecero sempre più forti e il dolore insopportabile. Si ruppero le acque, e sola, Camille, partorì tra urla di terrore. La testa del neonato uscì, e poi il corpo ancora attaccato al cordone ombelicale. Camille si sdraiò sul pavimento con questo bambino in lacrime. Christophe arrivò a casa e scoprì Camille insanguinata accanto il bambino. Entrò nel capanno per prendere un’ascia e tagliò il cordone ombelicale con un colpo secco e successivamente colse l’occasione per decapitare immediatamente il neonato. Camille era isterica e gli chiese di ucciderla. Voleva morire, andarsene, scappare. Lasciò in quello stato con addosso il cadavere del suo bambino. I giorni passavano e Camille oramai era rimasta senza alcuna forza.

Quest’ultima aveva perso quasi 40 chili ed era sull’orlo dell’anoressia. La sua unica domanda era quando sarebbe morta. Non voleva salvarsi, voleva solo morire. Gli orrori inflitti erano irreversibili e sapeva benissimo che si trattava di una conseguenza drammatica. Non sapeva nulla di quest’uomo, chi era, cosa faceva, cosa cercava. Christophe se ne andava ogni giorno per tornare alla fine della giornata. Una mattina partì come al solito, portando le crocchette a Camille. Ma quel giorno, non era uno dei soliti. Difatti l’uomo non fece più ritorno.

Camille non aveva più cibo, né bevande, e si interrogava sul suo destino. In realtà, Christophe non fece mai ritorno perché quel stesso giorno ebbe un incidente mortale sulla strada. Camille fu abbandonata al suo triste destino. Passarono i giorni e la ragazza era in agonia, affamata, aspettava, leccava la terra per soddisfarsi ma la mancanza di cibo era fatale dopo dieci giorni.

Ci sono voluti quasi sei mesi prima che un escursionista scoprisse un corpo in decomposizione, in parte mangiato dagli animali. Il corpo fu identificato solo grazie al test del DNA. Dopo questa drammatica storia, la famiglia Bonneville decise di trasferirsi fuori dalla Francia per cambiare la propria vita.

“The shadow of my silent needle from dawn to dusk man. Follow the lesson of my sundial works with the day and sleeps when night comes.”

Descrizione

La tenuta ha un’architettura molto particolare. Annessa alla proprietà la casa del custode, un grande parco che scivolava giù per i pendii della collina e una magnifica vista sulla valle dell’Oise.

Nel corso degli anni, alcune ville sono andate a invadere il parco.

Oggi gli annessi stanno cadendo in rovina, la casa del custode ha perso il pavimento e il parco si è trasformato in una grande giungla.

Per quanto riguarda la villa, è solo che un magnifico guscio vuoto dove le stanze piuttosto piccole sono infestate dalle correnti d’aria, ma i lavori di ristrutturazione sono stati avviati. Un mistero in piena regola sul futuro di questa dimora.

A ricordo dell’antico splendore c’è ancora un bel soffitto a cassettoni, un pavimento a spina di pesce, una bella scala in legno, un pianoforte e una bella vetrata sopra la porta d’ingresso.

 

A prendere il posto dei padroni sono senzatetto caduti dal cielo. Vagabondi, esploratori, writers e graffittari si aggiungono a questa mondo lasciato a se stesso, a un imbuto che continua ad ingoiare memorie e un passato che non si può dimenticare.

Sulla mappa:

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