Villa Mocenigo – Mainardi

Una tra le più lussuose ed importanti ville di Abano, che ha ospitato personaggi illustri quali il drammaturgo e scrittore Carlo Goldoni, il poeta, filosofo e scrittore Giacomo Leopardi e lo scrittore, avventuriero e poeta Giacomo Casanova.

Posizione

La villa settecentesca Moceningo – Mainardi si trova alle porte di Abano, in via Romano Aponense. Subito dopo aver percorso la rotonda avrete la possibilità di parcheggiare davanti alla proprietà, dove esiste un ampio spazio destinato a parcheggio. L’entrata più facile e meno in vista si trova nel lato sinistro dalla struttura, dove la rete è collassata.

Storia

Sorge nel quartiere “Guazzi” e risale ai primi anni del XVIII secolo. Fu edificata dai Mocenigo, patrizi veneziani che scelsero Abano come una delle loro località preferite. La Villa ospitò illustri ospiti tra i quali Giacomo Casanova, Giacomo Leopardi e Carlo Goldoni (che qui scrisse “I Bagni d’Abano”). Il cancello della residenza è in ferro battuto ed è abbellito da due sculture del Bonazza. Con il crollo della Serenissima Repubblica di Venezia (Tratt. di Campoformio-1797), Villa Mocenigo passò di proprietà alla famiglia Trieste, di origine ebraica, mentre gli storici proprietari lasciavano definitivamente Abano. Nel 1938, la famiglia Sacerdoti (nuovi proprietari, anch’essi Ebrei) vendettero tutti i loro possedimenti, villa compresa, dopo avervi creato un notevole centro di raccolta per l’essiccamento del tabacco negli anni in cui la coltura era molto praticata nelle campagne padovane.

La Villa iniziò a decadere con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale quando i fascisti penetrarono nella villa distruggendo, tra l’altro, la biblioteca che conteneva i documenti, relazioni, stampe, contratti di affitto e compravendita, relativi anche ai Mocenigo e, di conseguenza, alla storia di Abano Terme.  Nel 1968 il comm. Mainardi acquistò il palazzo e le fabbriche annesse e iniziò una certosina opera di restauro. Allo stato attuale, Villa Mocenigo Mainardi è ridotta allo stato di quasi rudere.

Descrizione

In una giornata di pioggia, il gruppo di stalker, accompagnato da un altro gruppo urbex di Mestre, si avventura tra rovi e sterpaglie per esplorare una villa abbandonata. A frapporsi tra la villa e gli esploratori c’e un capannone, la cui altezza raggiunge la ventina di metri e la lunghezza più di un centinaio. Qualche resto di lavorazione è sparso un po’ per tutto il terreno. Ad ogni lato della struttura dei fogli con scritti dei rilevamenti topografici. A una cinquantina di metri più in là si può notare quel che rimane di un altro capannone, cioè solo rovine e mattoni sparsi per ogni dove. Le mura spesse circondano la proprietà, delimitando i suoi 70 ettari all’interno dei quali si trovano 9 edifici. Seguendo il perimetro c’imbattiamo in un altro edificio a due piani, che nasconde al suo interno un altro capannone. Al primo (e specialmente al secondo) piano bisogna fare molta attenzione al pavimento, marcio e a tratti totalmente distrutto. Dopo essere passati  per varie stanze vuote ritorniamo al pian terreno, attraversiamo quest’altro capannone, passiamo sotto un portico e finalmente arriviamo davanti la villa.

Entriamo dal seminterrato per mezzo di un portone lasciato aperto. Per salire non ci serve l’ascensore, ancora ben messa utilizziamo la rampa di scale che ci porta al piano terra. L’interno della villa presenta pavimenti alla veneziana, pianoforti a coda, quadri, mobilia ottocentesca, caminetti e lampadari di Murano. Ora solo le colonne portanti, il camino e i bagni sono ciò che rimane dell’antico splendore. Fino al secondo piano tutto rimane invariato, se non per delle saracinesche e tende rosse che hanno inserito nelle porte-finestre. Ci muoviamo, uscendo dalla villa e dirigendoci verso il piccolo oratorio dedicato a Sant’Anna. Alle colonne notiamo una simbologia che sembra pagana. Stemmi con facce di fanciulli e capre ricoprono 2 lati di ogni colonna. L’interno dell’oratorio sarebbe spoglio se non fosse per una sedia alquanto inquietante, coperta interamente da un panno bianco. Al muro vicino l’entrata una targa in marmo incastonata dice: “Ammodernato questo asilo di umili, in memoria di Giorgio Mainardi della facoltà di medicina, dottore honoris causa, religioso eroico, caduto per la patria nel 1943”.

Usciamo di soppiatto chiedendoci quali altri segreti possa nascondere quell’oratorio e la villa che lo ospita…

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