L’ospitalità di Santa Tecla

Approfittiamo dell’apertura straordinaria del Giardino Di Alvise Cornaro per addentrarci in quella che una volta era una scuola elementare e una casa di riposo per anziani.

Accesso

Le porte d’entrata della casa di riposo e della scuola erano spalancate, incuriosendoci fino al punto in cui abbiamo deciso di addentrarci.

Storia

Nel 1813, dopo la confisca da parte di Napoleone dei possedimenti della Confraternita dei Battuti, l’Hospitale della Madonnetta (Domus Dei – Ca’ di Dio) della Confraternita fu rilevato dall’arciprete della Cattedrale di Este Lorenzo Martinelli e dalla Congregazione della Carità del Comune al fine di dare accoglienza a chi non aveva dimora, agli anziani senza famiglia e ai senza tetto.

Nel 1831, grazie al sostegno dei fedeli e del Comune, fu nominato sacerdote Giuseppe Pasin (direttore del “Ricovero dei poveri della città”) dall’arciprete del Duomo Gaetano Rizzardi.

Undici anni dopo, con l’intervento dell’arciprete Angelo Fontanarosa, gli ospiti della Domus Dei furono trasferiti nel monastero ubicato vicino alla chiesa di Santo Stefano progressivamente acquistando 18 edifici in rovina nelle vie adiacenti (Santo Stefano e Ca’Farsetti) per poi andare a costruire l’Ospizio.

Dopo aver raggruppato assieme le diverse proprietà nel 9 marzo del 1843 fu fondata la Fondazione Santa Tecla. Nel 1848 l’ospizio viene riconosciuto dal Vescovo Modesto Farina come parrocchia. A partire dal 1850 (con commissione formata dal parroco delle Grazie, un cittadino Estense, due assessori del comune e l’Arciprete del Duomo) si andò a formare piano piano quello che sarà conosciuto come il complesso di S.Stefano.

Successivamente ci fu un ampliamento del complesso con l’acquisizione di Villa Benvenuti e del suo parco, dove ebbero sede permanente la PRIMA CASA DI RIPOSO e L’ORFANOTROFIO. Negli anni a venire ci furano diversi atti di generosità e donazioni, con il loro culmine con i restauri del 1954-1958 e del 1969-1970 portati avanti grazie all’impegno rispettivamente degli arcipreti Mario Zanchin e Giovanni Foffani.

Nel 1994, durante i lavori di ampliamento dell’ospizio fu rivenuta nel cortile antistante una necropoli Paleoveneta. Di conseguenza, a causa di alcuni vincoli ambientali e archeologici, la Parrocchia decise di erigere ex novo una casa di riposo in un luogo più aperto. Nel 13 giugno del 2009 furono trasferiti definitivamente tutti gli anziani di Via S. Stefano, e ora solamente un’ala dell’edificio è adibita a ospitare dei ragazzi disabili del Morini Pedrina. Il resto giace abbandonato e in disuso.

Scuola e casa delle suore

Sotto invito di Agostino Zanderigo nel 1 Agosto del 1853 arrivarono le suore Sorelle della Misericordia a prendersi cura dei 60 anziani e oltre 100 orfani o bambini con situazioni famigliari difficili.

Le comunità delle Suore poi si espanse per andare a ricoprire molteplici ruoli che, oltre all’aiuto agli anziani e orfani, istituiva colonie estive per i bambini poveri e forniva loro un’istruzione. Qui si andò a formare la Scuola Elementare Pelà Tono rimasta ancora nella memoria di molti cittadini Estensi.

Le Sorelle della Misericordia, che rimasero accanto ai più deboli per la bellezza di 161 anni, abbandonarono Este nel 2014 con la dipartita di suor Giulia, suor Maria Giuliana e suor Edvige.

In un articolo del Mattino di Padova del 2007 si racconta della crisi in atto nel Pelatono e i fondi che dovevano esserli destinati. E’ scontro tra il sindaco di Este e l’esponente dell’amministrazione della Fondazione Irea, Gianfranco Fornasiero.

“Per il sindaco l’appoggio del Comune al Pelà Tono non è mai mancato ma il rilancio della scuola di via santo Stefano spetta in primis alla comunità ecclesiale. Secondo l’esponente di An invece: «La scuola trasmette nel nostro territorio un modello formativo di indubbio valore didattico, etico e morale che si ispira ai valori cattolici, da non perdere». Sostiene che il Comune deve sostenerla fin da subito e in concreto”.

Fonti: http://www.santateclaeste.it/index.php?option=com_content&view=article&id=56&Itemid=223

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